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Conclusa la sessione di laurea estiva

Ottimi risultati per gli studenti di Studi politici

 

Succede in ogni università, ma forse a Sophia, dato che i numeri contenuti degli studenti facilitano le relazioni tra tutti, succede più che altrove: le sessioni di laurea sono un impegno e una festa per tutta la comunità accademica.

 

Quest'anno, a fare la parte del leone in occasione della sessione di laurea estiva sono stati gli studenti della Specializzazione in Studi politici. Il 3 e 4 luglio, dopo che Ramy Boulos, egiziano, si era già laureato il 27 giugno con la tesi: “Monitoring and Evaluation Systems: Rethinking, Recovering and Reconciling of Current Practices” (sui sistemi di valutazione delle politiche per lo sviluppo), hanno concluso il biennio anche Vanessa Breidy del Libano, con: “Pluralisme et Conflits Culturels Au Liban. Entre Communitarisme Et Consociativisme Perspectives Pour le Futur” (sulle prospettive di riforma istituzionale nel Paese mediterraneo); Melchior Nsavyimana del Burundi, con: “Le Soudan du Sud e la Communaute est Africane” (sul processo di integrazione che impegna il Sud Sudan); Vilmar Dal Bò Maccari del Brasile, con: “O Conceito de social segundo o paradigma fraterno a partir do pensamento e Giuseppe Maria Zanghì” (su sociale e fraternità, con particolare riferimento al pensiero del filosofo Zanghì).

 

Vanessa dopo la discussione della Tesi, insieme ai prof. Baggio, Rondinara e Ferrara

 

In particolare, la Commissione di laurea ha riconosciuto il massimo dei voti al lavoro di Vanessa Breidy, già laureata in Diritto, accompagnata nella sua ricerca da Antonio Maria Baggio, relatore, e da Pasquale Ferrara, co-relatore. Alla presentazione del tema, hanno potuto partecipare in streaming da Beirut anche i genitori e altri amici di Vanessa, logicamente con il sostegno della traduzione in arabo. Le rivolgiamo tre domande.

 

Come hai scelto il tema della tua tesi?

 

E' stato abbastanza impegnativo perchè mi interessavano numerosi argomenti. Alla fine ha vinto la domanda che mi interrogava da tempo: cosa definisce l'identità di un popolo? E perchè le diverse identità determinano conflitti così gravi?

 

Sono domande aperte che anche in Medio Oriente sono al centro dell'attualità; solo tre anni fa tanti parlavano di “primavera araba”, mentre ora si è molto più prudenti nell’utilizzare questo termine, tanto più assistendo al ritorno di alcuni regimi militari non democratici. Ciò che emerge, in un contesto confuso e allo stesso tempo drammatico, mi pare sia soprattutto una dolorosa incapacità di com-prendere le diversità culturali, etniche, politiche, religiose, in seno ai diversi Paesi.

 

Quale è il messaggio che viene dal tuo Paese?

 

E' stato Giovanni Paolo II a parlare del Libano come di un Paese-messaggio! Ma fino ad oggi, lo dobbiamo riconoscere, i libanesi non sono riusciti ad assicurare una coesistenza armoniosa alle etnie, alle espressioni religiose, ai diversi volti del nostro popolo. La ricerca continua, tra sfide e delusioni.

 

La democrazia del Libano ha alcune specificità interessanti, che ho potuto mettere in evidenza nella mia ricerca, ma l'analisi permette di identificare soprattutto ciò che manca: la domanda di valori su cui edificare il nostro modello di convivenza, lontano da operazioni di marketing politico che guardino solo all'Occidente.

 

Hai potuto trarre alcune indicazioni dalla tua ricerca?

 

La visione alta della politica che ho approfondito allo IUS mi ha dato molto. Ho compreso che un passo imprescindibile da fare, che tocca soprattutto a noi giovani, è quello di scegliere il dialogo, in ogni circostanza, puntando a quello spazio di verità che si apre quando ci rendiamo conto di non possedere nulla isolandoci. Ciascuno, nella sua identità profonda, è costituito dall'Altro, dalle identità altrui.

 

In questa prospettiva, ho messo l'accento sulla domanda di Bene più che su quella di Giustizia, una domanda che sembra farsi strada con forza in tutto il Medio Oriente: perchè non seguire questa traccia, dopo che, troppo a lungo, l'interrogativo su ciò che è giusto si è dimostrato sterile?

 

Sono convinta che, per questa strada, anche i libanesi ritroveranno il significato e la fecondità del proprio “messaggio”: la coesistenza di culture e religioni diverse, ma soprattutto l'incontro e il dialogo tra esse, per una nuova fioritura, al servizio non solo del Medio Oriente.

 

Autore: Redazione Web
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