Collegamenti tra comunità accademiche
Marcos Luiz Mucheroni - USP, Sâo Paulo, Brasile
Un mese allo IUS: “Dipende anche dalla qualità cordiale, aperta delle nostre relazioni la qualità del lavoro scientifico che facciamo... altrimenti lo spirito resta costretto da una serie di vincoli”.
L’Istituto Universitario Sophia che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di favorire l’incontro e il dialogo tra discipline e settori di ricerca, produce numerose occasioni di visita e scambio tra professori provenienti da varie istituzioni accademiche.
In questo periodo è presente presso la sede dello IUS Marcos Luiz Mucheroni, brasiliano, professore della Scuola di Comunicazione e Arte dell’Università di Sâo Paolo (USP), ospite dell'Area di Studi sociali e Comunicazione. I corsi da lui tenuti presso la USP e i suoi temi di ricerca convergono su un tema filosofico caro a Sophia: l’ontologia, in particolare nell’ambito della comunicazione scientifica e del Social Networking.
(Il prof. Marcos Mucheroni, a sinistra, con il prof. Bernhard Callebaut)
Cos'è il Social Networking, prof. Mucheroni?
“E' una delle dimensioni di ricerca più attuali nel settore della comunicazione, che studia lo sviluppo delle reti sociali in generale, in particolare delle reti tematiche nei settori scientifici e delle tecnologie emergenti, per costruire modelli che includono l'editoria scientifica, le reti di ricercatori e alcune ontologie sottostanti a tali aree. Si tratta di strutture dinamiche e complesse, che legano persone con valori e/o obiettivi in comune. In questo senso il Social Networking offre metodi e tecniche per un'analisi sempre più adeguata delle relazioni tra gli attori sociali.”
Cosa l’ha spinta a trascorrere un mese presso l’Istituto Universitario Sophia?
“Oltre che per mantenere un contatto con l'Istituto a cui tengo molto, per via della sua mission (negli anni scorsi sono già stato qui altre due volte), sono a Sophia per costruire e rafforzare i rapporti con i docenti e gli studenti. E' mio desiderio arrivare a formalizzare un accordo accademico tra la mia istituzione in Brasile e Sophia, ma mi rendo conto che ciò deve transitare attraverso il consolidamento di un legame sia a livello scientifico che personale, cosa che credo sia centrale a Sophia. E dunque, stando qui, posso fare più rapidamente i passi necessari in questa direzione.”
Lo IUS è una istituzione accademica ancora piccola, mentre lei conosce bene altre università di dimensioni molto più grandi. Che contributo ritiene possa dare il lavoro che si sta svolgendo a Sophia?
“Ritengo che Sophia offra un contributo culturale e civile che si connota anzitutto per il profilo dell'innovazione. Lo sperimento ogni volta, perchè varie piste di ricerca – quelle portate avanti, ad esempio, dai colleghi dell'area sociologica – riescono a trattare questioni storiche, sociali e religiose con un accento originale rispetto ai filoni tradizionali che prevalgono in tante accademie. E questo dipende anche dalla qualità cordiale, aperta e trasparente delle relazioni che in qualche misura si trasmette alla qualità del lavoro. Senza questo, lo sto scoprendo, non è possibile fare scienza perché lo spirito resta costretto da una serie di vincoli.
Procedere affidandosi unicamente a logiche conflittuali e antagoniste, offre una lettura della realtà che è a dir poco limitata, mentre la logica della riflessione dialogica è più che mai necessaria a sviluppare il pensiero scientifico. Mi pare, dunque, che Sophia offra questo al mondo accademico: un modo nuovo di fare scienza, in cui il contributo di ciascuno è valorizzato e diventa un tassello insostituibile.”
