Jewel Spears Brooker

12 maggio 2016

Poetry and Transcendence: The Word and the Desert

 

Per più giorni, Sophia è stata onorata della presenza di Jewel Spears Brooker, docente emerita in Letteratura del Eckerd College a St. Petersburg Florida, insigne conoscitrice ed esperta dell'opera di  T.S. Eliot. Il 12 maggio, con una lectio magistralis nell’ambito delle “Cattedre di Sophia” dal titolo: Poetry and Transcendence: The Word and the Desert, Jewel Brooker ha tracciato una ricca trama di temi, conducendo i partecipanti a dialogare con Dante e due figure del XX secolo, il filosofo Eric Voegelin e T.S. Eliot. Come ha commentato una dei partecipanti: “Più che una lezione, è stata piuttosto un'esperienza che ci ha messo in contatto con quegli autori straordinari, toccando l’anima di ciascuno dei presenti”.

 

Il giorno dopo abbiamo trascorso ancora qualche momento insieme, per conoscere più a fondo la sua passione per la letteratura e il sapere umanistico.

 

Abbiamo colto che il metodo interdisciplinare è vitale per il suo lavoro.

"Si, tutto è legato e le arti sono particolarmente adatte a condurre ad unità i vari aspetti della realtà. Leggere Dante non è solo la lettura di un pezzo letterario, ma diritto, sociologia, politica… tutto. Nel corso di un seminario che tengo spesso sulla Grande Guerra, traggo dalle voci di poeti, romanzieri, soldati, artisti, storici che combatterono nelle stesse trincee, un drappeggio della guerra come esperienza vissuta. Come Elie Wiesel suggerì, gli scrittori che scrivono dal di dentro delle loro esperienze, sono testimoni, testimoni dell’essere. In un seminario breve che darò alla Sapienza a Roma, metteremo a confronto la poesia e la pittura, per capire cosa accadde alle arti nello stesso periodo. Per esempio, confrontando alcuni aspetti del quadro di Edvard Munch, L’urlo, con la poesia The Love Song of J. Alfred Prufrock di T.S. Eliot, possiamo intravedere che entrambe non sono ritratti di persone, quanto espressione di un’ansia profonda verso il mondo e verso di sè."

 

Il suo rapporto profondo con gli autori che tratta ha colpito molto l’uditorio.

"La grande poesia, come l’arte, si sofferma nelle nostre menti. Quando ho letto Eliot per la prima volta, non solo mi sono identificata con lui, ma ho avvertito che era una persona con cui avrei amato stare più a lungo, cercando di tessere con lui una relazione distesa nel tempo. Per me, ciò che è al centro di qualsiasi lettura, di qualsiasi relazione, è il fatto che, se ti poni fin dall’inizio in un atteggiamento di giudizio, non capirai mai. Il primo atto basilare deve essere quello di arrendermi: devo essere un ascoltatore innocente, che mette tra parentesi i preconcetti, che lascia che la persona si esprima, godendo di questo ritmo. Questo modo di arrendersi è ciò che, poi, ti permette di esprimere un giudizio. Se prima non ti arrendi, non ti puoi permettere di giudicare. E si può sentire quando una persona non si è arresa all’autore, ti accorgi che non lo conosce. Soprattutto nella poesia, è importante prima di tutto ascoltare."

 

Da dove le viene questo approccio?

"Credo che probabilmente mi venga da mia madre, che era una eccellente ascoltatrice. Non si prestava al facile giudizio, e al contempo era fedele ai suoi principi. Le madri hanno spesso la capacità di trasmettere questo senso con la loro presenza."

 

Fine di Sophia è offrire un orizzonte ampio e il senso delle connessioni tra le discipline. Cosa pensa di questo programma?

"Chi sceglie di studiare così ha la capacità di riconoscere le connessioni tra le cose e di prestare attenzione ai dettagli. Sono persone capaci di amare e di capire tra le righe. E sono anche molto “incarnate”, nel senso che si sforzano di tradurre in vita ciò di cui parlano. I grandi artisti, e chi è sensibile alla grande arte, offrono al mondo, solo con la loro presenza, una comprensione delle relazioni. In genere, le persone tendono a vedere le cose a partire da se stessi, dal loro punto di vista. Quell’arrendersi di cui parlavo prima, ci rende capaci, almeno temporaneamente, di entrare in un altra prospettiva, un’altra realtà.

Logicamente, ci possono essere delle difficoltà quando quell’arrendersi non è reciproco - una resa a senso unico può essere disastrosa. La sfida allora è cercare che il nostro arrendersi offra una tale testimonianza che incoraggi la reciprocità. E il grande privilegio dell'insegnamento è che spesso la classe diventa più facilmente un luogo di resa reciproca, a causa delle relazioni solide che si costruiscono nel tempo.

Credo che ogni arte – anche quando l’artista non è credente – sia essenzialmente religiosa. In fondo, il significato della parola religione è “collegare di nuovo”, “connettere di nuovo”. Ed oggi ciò che dobbiamo affrontare è proprio un senso di estraneità, di frammentazione. Ciò che fa la grande letteratura, specialmente la poesia, è di aiutarci a riconnettere tutti questi frammenti."

 

Con la collaborazione di Amy Uelmen

 

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